La Via delle Pievi

La Via del Carpina incontra anche un altro itinerario "interno" LA VIA DELLE PIEVI, si tratta di percorsi montani che uniscono le due Pievi poste nei comuni di Pietralunga e Montone. Camminare lungo queste antiche vie permette di percepire un territorio ricco di bellezze paesaggistiche, architettoniche e di storia.
Partendo dalla Pieve Santa Maria in Piazza Fiorucci a Pietralunga,  si percorre la Via di Francesco fino alla Pieve di Saddi. Da li vi sono due possibilità: un sentiero più semplice e uno più difficile.
Il sentiero più semplice e agevole è il sentiero rosso che, partendo dalla Pieve di San Gregorio raggiunge la Pieve de' Saddi attraversando l'abitato di Castricciano; di maggiore impegno è il percorso blu tracciato dal CAI che permette un immersione totale nella natura costeggiando torrenti e attraversando boschi. Il sentiero attraversa la macchia secolare e tocca dei punti nevralgici e bellissimi della valle come: la fonte del drago di san crescenziano, la cupola Coloti con alle spalle l'appennino umbro, i monti Nerone e Catria. Alla fine del sentiero si incontrano il monumento ai caduti della resistenza partigiana, la Chiesa della madonna delle grazie e la Pieve di san gregorio.

Pieve dei saddi

La Pieve de' Saddi, distante da Pietralunga circa 12 Km., è un edificio a pianta rettangolare allungata, diviso in tre navate, separate da colonne massicce e squadrate; è coperto da un soffitto a capriate e arricchito da un' abside di forma semicircolare e dal portico o nartece. É il tipico esempio della Basilica paleocristiana. La costruzione è saldamente vincolata al suolo e appoggia sopra una cripta, di dimensioni ridotte rispetto al piano superiore, ma che si accorda perfettamente con l'insieme di tutto l'edificio. Dal piano sacrificale, attraverso anguste scalette, si accede alla cripta dove, in origine, era situata la tomba di San Crescenziano. Sopra la scala sinistra, non può sfuggire un pregevole bassorilievo della fine del XIII° secolo raffigurante San Crescenziano nell'atto di uccidere il dra­go. La Chiesa è dominata da una torre del IX° secolo che si eleva alta e possente sulla vallata, benchè priva della merlatura origina­le. Il torrione, nella sua fattura, e di mirabile eleganza: all'interno vi è una specie di vestibolo risalente al XV° secolo, con volticelle sostenute da mensole, e da cui ha inizio una scala sulla cui sommi­tà troneggia uno stemma della famiglia Vitelli in maiolica croma­ta, del 1521. Una finestra guelfa attribuisce distinzione alla faccia­ta della torre: sembra che da qui si affacciassero i Vescovi a bene­dire il popolo, che si raccoglieva a Saddi durante le feste in onore del Patrono
Il territorio pietralunghese è stato testimone anche della affermazione del cristianesimo in Alto Tevere; da ciò fanno fede le vicende di San Crescienziao, un legionario romano al quale la leggenda sacra attribuisce l'uccisione di un drago che infestava le nostre zone alle porte di Tiferno (Città di Castello). Crescenziano, messaggero della nuova dottrina, venne decapitato e sepolto a Pieve de' Saddi, dove, a ricordo, sopra le vestigia di un preesistente tempio pagano, venne edificata la Pieve, per accogliere le spoglie del martire.
Nelle vicinanze si trova la Fonte del Drago, una sorgente d'acqua solforosa collegata con la leggenda.
La leggenda narra che San Crescenziano, legionario in fuga, dalle persecuzioni di Diocleziano venne martirizzato in località Saddi per aver praticato la fede cristiana nella valle del Tevere. Le sue relique vengono ospitate in questo posto mistico e bellissimo e questo rende il luogo rilevante nella geografia ecclesiastica medievale.
La Pieve dei Saddi si compone di organismi architettonici distinti e facilmente individuabili: prima fra tutti la torre a pianta quadrata, edificata intorno al XI secolo,  e la chiesa. A questo periodo risalgono i pilastri della navata centrale, mentre l'aspetto esterno della Pieve è connotato dall'abside rinascimentale. Internamente è collocato il bassorilievo in cui è raffigurato il santo nell'atto di uccidere il drago e scendendo nella cripta si può trovare l'altare del sepolcro di san crescenziano.

La pieve antica di San Gregorio

Situata fuori dell'abitato di Montone, lungo la strada di valico che risale la valle del torrente Lana e del Rio affluente, la pieve di San Gregorio Magno sorgeva ai piedi del Castro Veteri, il Castelvecchio, ora ex-Monastero di San Francesco, secondo una tipologia d'insediamento tipica delle strutture fortificate medievali del territorio alto-tiberino. In origine venne eretta sotto il titolo di San Giovanni Battista, venerato come protettore celeste del comune. 
La pieve di Montone era l'antica Collegiata dei Canonici, in stile romanico a tre navate divise da grandi archi accoppiati impostati su pilastri di mattoni. La navata centrale termina con un'abside rotonda che fa corona all'altare maggiore, sulla quale è inserita una credenza lignea dorata con sportelli finemente lavorati, destinata ad accogliere uno stupendo gruppo ligneo policromo del XIII sec., ora collocato nel museo civico, assieme al quarto pezzo raffigurante San Giuseppe d'Arimatea, che completava l'originaria deposizione ora restaurata. Le navate laterali invece si chiudono con due pregevoli edicole rinascimentali in pietra serena sorrette da colonnine d'ottima fattura. Il profilo curvo della parete absidale costituisce la traccia più evidente della struttura romanica.

La Pieve di Santa Maria 

Sul fondo di Piazza Fiorucci si erge, maestosa, la Pieve di Santa Maria, la Chiesa parrocchiale di Pietralunga. Molti documenti attestano l’antichità della sua fondazione. L’odierna facciata della chiesa è il frutto di una sostanziale modifica, eseguita ai primi del ‘900, che ha comportato l’abbattimento dell’abside per far posto a questa nuova entrata principale e la chiusura di quella originaria. All’interno, la chiesa si presenta a pianta rettangolare irregolare con un’unica navata, semplice e disadorna, interrotta solo da grossi costoni che sorreggono le volte ad ogiva. L’abside originaria era a forma circolare, rialzata rispetto al piano di calpestio e raggiungibile da una serie di scalini; è stata demolita, come abbiamo detto, per far posto alla nuova entrata. L’attuale presbiterio piatto e quadrato, è stato realizzato nell’area dell’antico ingresso. Sulla parete di destra della navata si può notare un affresco, interessante opera attribuita a Raffaellino del Colle, raffigurante il martirio di San Sebastiano, mentre all’interno del presbiterio è conservata la copia del Polittico di Ottaviano Nelli, illustre pittore eugubino del XV secolo,opera proveniente dalla Chiesa di S. Agostino, conservata presso la Galleria Nazionale dell’Umbria.
Il Campanile
All’esterno si può notare la massiccia costruzione del campanile, realizzato nel 1933.
La chiesa del Gonfalone
Di fronte all’entrata del Campanile si può vedere, oggi non più officiata, la chiesa del Gonfalone dove, nei secoli passati, venivano celebrati anche i Consigli generali della Comunità.
Il Portale romanico
Più avanti, sulla destra, si possono ammirare il rosone superiore ed il bel portale romanico, che fino alla fine dell'ottocento, come abbiamo detto, era l’ingresso principale della Pieve. Purtroppo, durante la seconda guerra mondiale questa magnifica opera d'arte fu compromessa seriamente.Sul fianco destro, all’altezza di circa tre metri, un’iscrizione in caratteri gotici attesta la vetustà dell’edificio con le seguenti parole:
CORRUIT HAEC PLEBS SUB CHRISTI MILLEDUCENTIS ET SEMPTEM DENIS ADIUNCTIS HIISQUE NOVENIS ET REPARATA FUIT SUB EODEM TEMPORE CHRISTI HUIUS RECTOR ERAT UGOLINUS NOMINE DICTUS
(Crollo questa Pieve nel 1279, e fu subito riparata in tempo in cui era Arciprete Ugolino)

Fonte del Drago

La Fonte del drago è una sorgente d'acqua solforosa ed è collegata con una  leggenda locale. Crescenziano era un soldato romano nato da genitori nobili e cristiani, fin dall’infanzia dedito a opere buone, rimasto orfano del padre e della madre, distribuì quasi tutte le sue ricchezze ai poveri. Sotto l’imperatore Diocleziano fu esiliato da Roma, andò in Etruria e poi si stabilì dalle parti di Tiferno, presso il Tevere.
La leggenda narra che “Qui un grande drago spesso si aggirava intorno alla città, incuteva terrore agli uomini, devastava i campi, divorava persone e greggi. Crescenziano, mosso a pietà per tanta sciagura, implorò l’aiuto dell’Onnipotente, ma per divina ispirazione seppe che quello era un castigo per le genti dedite all’idolatria. Cominciò allora a predicare che se volevano essere liberati da quella belva feroce non dovevano più fare sacrifici agli dei. Quando la gente abbandonò gli errori e si convertì, il soldato di Dio aggredì il drago e l’uccise”.
Il drago di cui parla la lettura può essere stata in realtà una belva sconosciuta, ma, più facilmente, è la personificazione dell’idolatria che Crescenziano sconfisse con la sua predicazione e il suo esempio.