Le Eccellenze
Il Miracolo della Mannaja

E’ la festa più importante di Pietralunga e rievoca un fatto storico accaduto a l'11 Settembre 1334, quando un certo Giovanni di Lorenzo di Picardia (Francia), per recarsi in pellegrinaggio a Lucca (Volto Santo), passando per Pietralunga, veniva ingiustamente accusato di avere ucciso un uomo e di conseguenza condannato a morte. Il povero uomo si rivolse fiducioso al Volto Santo tanto che, quando il boia tentò di tagliargli il collo con la mannaja, questa si rivoltò.
La manifestazione si svolge utilizzando costumi di tipo medioevale e con il coinvolgimento attivo di tutta la popolazione del comune garantendo così un'atmosfera folcloristica.
La città si suddivide in rioni e quartieri e si sfida nella tradizionale corsa del biroccio, contendendosi il premio spingendo per le vie del centro storico un pesantissimo carro (il Biroccio), antico mezzo di trasporto dei condannati a morte, in una vera e propria corsa a tempo molto entusiasmante.
Il paese per l'occasione si addobba a festa; nel centro storico e nelle vie principali si aprono le botteghe artigiane, le taverne e le locande, dove si potranno ammirare ed acquistare prodotti dell'artigianato locale, degustare cibi della gastronomia locale, il tutto accompagnato da tanta ospitalità.
La Sacra Spina a Montone
La storia

La corona è oggi custodita a Notre Dame ed è un serto senza spine.
La sagra spina e montone
Tra il 1470 e il 1477 Carlo Fortebracci, conte di Montone, per le sue virtù militari, ereditate di certo dal padre Braccio, combatteva al servizio della Serenissima Repubblica di Venezia, qui ricevette in dono una Spina della Corona del Cristo, la portò in dono a Montone e ne decretò la festa il Lunedì dell'Angelo.La leggenda racconta che la Spina fiorisse il Venerdì Santo emanando un dolcissimo profumo. Il richiamo della reliquia era talmente grande, i pellegrini tanto numerosi, che nei primi anni del '600, per motivi di ordine pubblico, fu ordinata una seconda ostensione. Dal 1798, quando la chiesa di S. Francesco fu incendiata, la Spina nel suo prezioso reliquiario è custodita dalle suore del Convento di S. Agnese. Se ne festeggia l'ostensione il Lunedì dell'Angelo e la penultima domenica di Agosto in un clima intriso di religiosità popolare e storia.
Donazione della sagra spina
In un clima infuocato dal sole di agosto, gli animi si scaldano e i tre rioni di Montone, Borgo, Monte e Verziere, si affrontano lanciandosi sfide, riproducendo scene di vita medioevali e cimentandosi nel tiro con l'arco, per aggiudicarsi il palio e la Castellana: Margherita Malatesta di Rimini, moglie del Conte Carlo che governava in sua assenza la città di Montone.
Come in ogni sfida che si rispetti, le prove danno diritto a punteggi che in alcuni casi restano segreti fino alla penultima giornata, e questo fa sì che la tensione salga al massimo perché in ognuno dei tre rioni resta viva la speranza di conquistare il palio e la Castellana.
È possibile, durante il giorno imbattersi nelle fasi di preparazione dei vari rioni, trovarsi in mezzo all'ambiente caotico e frenetico che accompagna l'allestimento delle scenografie, l'organizzazione delle comparse, per poi ritrovarsi a tarda sera in un luogo del tutto irriconoscibile e quasi irreale. È sempre grazie alla capacità e all'esperienza dei rionali, che con mano sapiente ormai da anni allestiscono le caratteristiche taverne rionali, che è possibile immergersi totalmente nell'atmosfera suggestiva e riscoprire suoni e sapori antichi.
Palazzo Fiorucci a Pietralunga

Palazzo Comunale di Pietralunga

La Pieve di Santa Maria a Pietralunga

• Il Campanile
All’esterno si può notare la massiccia costruzione del campanile, realizzato nel 1933.
• La chiesa del Gonfalone
Di fronte all’entrata del Campanile si può vedere, oggi non più officiata, la chiesa del Gonfalone dove, nei secoli passati, venivano celebrati anche i Consigli generali della Comunità.
• Il Portale romanico
Più avanti, sulla destra, si possono ammirare il rosone superiore ed il bel portale romanico, che fino alla fine dell'ottocento, come abbiamo detto, era l’ingresso principale della Pieve. Purtroppo, durante la seconda guerra mondiale questa magnifica opera d'arte fu compromessa seriamente.Sul fianco destro, all’altezza di circa tre metri, un’iscrizione in caratteri gotici attesta la vetustà dell’edificio con le seguenti parole:
CORRUIT HAEC PLEBS SUB CHRISTI MILLEDUCENTIS ET SEMPTEM DENIS ADIUNCTIS HIISQUE NOVENIS ET REPARATA FUIT SUB EODEM TEMPORE CHRISTI HUIUS RECTOR ERAT UGOLINUS NOMINE DICTUS
(Crollo questa Pieve nel 1279, e fu subito riparata in tempo in cui era Arciprete Ugolino)
I Palazzi signorili di Pietralunga

- La casa dei “Felicchi” e dei “Bonari” con gli stemmi del Beato Buccio Bonori nato a Pratalonga nel 1323 Giurisperito (esperto di diritto, che da pareri su determinate questioni) gli venne affidato l’incarico di amministrare la giustizia presso il tribunale locale. I priori e il consiglio del popolo lo invitarono a risolvere gravi questioni giudiziarie a Città di Castello. Divenne Vescovo famoso nella sua epoca (XIV° sec.), gli venne anche assegnato, come Legato pontificio, il caso di risolvere le controversie tra guelfi e ghibellini. L’arma dei Bonori è lo stemma con i leoni e la croce. Negli altri vi è il pastorale e il mitria.
- La casa degli “Urbani” con la relativa scritta sul portale “ab Urbanis Urbana semper”
- La casa dei “Martinelli”, una complessa ed elegante costruzione posta ad angolo tra Corso Matteotti e Via S. Agostino.
Convento e chiesa di S.Agostino a Pietralunga

All’interno della Chiesa, sopra l’altare maggiore, era conservato il “POLITTICO” di Ottaviano Nelli, una delle migliori opere del pittore eugubino, che aveva dipinto qui a Pietralunga nel 1403 e conservato presso la Galleria Nazionale dell’Umbria. Gli agostiniani si trasferirono qui perché Pratalonga aveva raggiunto in quei anni un discreto grado di autonomia politica, economica e sociale. Vi erano le condizioni adatte per garantire una sicura permanenza ai religiosi e le importanti via che vi passavano offrivano la possibilità di assistere i viandanti e propagare l’ordine religioso in altri luoghi dell’Umbria e delle Marche.
Il Museo comunale di Montone

Le Ruderi di Rocca di Braccio a Montone

Per questo motivo il papa inviò a Montone un suo Legato Lorenzo Giustini con 600 terrazzani (guastatori), che in tre giorni e tre notti distrussero ilCastello e la Rocca fatti costruire da suo padre Braccio nel 1478.
“…andarono a Montone e distrussero le mura e perfino la casa del Conte Carlo, che era delle più belle e magnifiche d’Italia, fatta da Braccio suo padre …”
[P. Pellini, Historia di Perugia, Venezia 1664, vol 2 pag, 769].
La Porta del monte a Montone

Il rione si identifica con quella che era la parte del castello in cui risiedevano i notabili del luogo.
In essa, infatti si trovano ancora le dimore delle famiglie più nobili del tempo, che con alterne vicende si sono contese, favorite di volta in volta da alleanze diverse, la signoria sul paese.
Non distanti tra loro si trovano, la rocca di Braccio Fortebracci e la dimora della famiglia degli Olivi.
La Porta del verziere a Montone

La porta si apre verso sud, il significato del suo nome è legato alla principale attività dei suoi antichi abitanti che producevano “verzure”.
Questa porta è l’ingresso dell’antica via carraia, l’unica strada del castello sufficientemente larga da consentire il passaggio dei carri che dalla campagna rifornivano il borgo di prodotti d’ogni genere.
La Pieve di San Gregorio a Montone

Sin dall'inizio la Pieve ebbe la funzione di ospitare viandanti e pellegrini. Ha una struttura romanica-bizantina e fu parzialmente modificate nel corso degli anni. È una costruzione fortificata a tre navate, divise da pilastri di mattoni ed archi abbinati, edificata in stile romanico, probabilmente su un precedente edificio, del quale resta un fregio lapideo collocato in una spalletta della monofora centrale dell'abside. L'abside maggiore ospita un'edicola lignea dorata, finemente lavorata, che un tempo ospitava le quattro statue lignee policrome del Cristo deposto, della Vergine, di san Giovanni Evangelista e di Giuseppe di Arimatea, tutte di epoca duecentesca, ospitate oggi nel locale museo civico. Le due navate laterali si chiudono con due edicole rinascimentali in pietra serena.
La Chiesa della Madonna delle Grazie a Montone

Il nome della chiesa si deve in onore delle grazie ricevute da alcune persone nel 1578.
In particolare si ricorda l’episodio di un uomo che convinto di essere colpito dalla mala sorte scagliò un oggetto contro l’edicola colpendo l’immagine della Madonna; il volto cominciò a sanguinare e l’uomo, rimasto sgomento, chiese perdono e fece voto di andare a elemosinare in giro per costruire una chiesa in simbolo di riparazione del gesto commesso.
La Collegiata a Montone

La Chiesa di Santa Croce a Montone

Un documento testimonia infatti la donazione nel 1170 del terreno su cui doveva essere costruita dai Benedettini del Monastero di San Bartolomeo di Camporeggiano.
Il monastero deriva dall’altro Monastero più antico di Fonte Avellana, dove visse e morì Sant’Albertino da Montone Priore Camaldolese di Fonte Avellana, invocato come protettore per la guarigione dalle ernie.
Il Vescovo Muzi nella sua prima Visita Pastorale accenna ad un’opera d’arte qui contenuta che era “L’Ultima Cena” del fiammingo Dionigi Calvaert, ora visibile in Collegiata.
La Chiesa di San Francesco a Montone

Gli affreschi, che interessano anche le pareti dell'edificio, sono ascrivibili a quattro successivi cicli pittorici.
La chiesa fu a lungo patronato dei Fortebracci e poi dei Malatesta, che commissionarono le decorazioni interne.
Gli affreschi dell’abside, realizzati tra il 1423 e il 1424 dal ferrarese Antonio Alberti e raffiguranti episodi della Vita di San Francesco e scene del Giudizio finale, vennero commissionati da Braccio da Montone, ricordato dal suo stemma, il montone tra due ghepardi, e da quelli delle città a lui sottomesse.
A Carlo, figlio di Braccio, si deve la realizzazione dell’altare della parete sinistra e al generoso contributo di Margherita Malatesta, moglie di Carlo, si deve forse l’ultimazione del corrispondente altare della parete destra, destinato ad ospitare il gonfalone di Bartolomeo Caporali oggi nel museo.
Monastero S. Agnese a Montone

Esisteva anche a Montone, documentata fin dal 1492, una comunità di donne laiche che desideravano vivere il Vangelo, secondo l’esempio di S. Francesco d’Assisi, in povertà e castità. Maturò lentamente tra le religiose il progetto di vivere in comunità, ma solo nel 1560, grazie al contributo concesso dalle autorità locali, le terziarie montonesi riuscirono ad acquistare delle case e a ristrutturarle: si tratta dell’immobile che corrisponde all’attuale monastero di via Roma. In seguito le religiose, sempre attente ai bisogni della popolazione, accolsero nei propri ambienti l’asilo infantile e per quasi vent’anni i bambini di Montone, in età prescolare, sono passati dal nostro Monastero.